Il Book Counselling da 27 anni, ovvero da che è nata l'associazione, fa anche le stroncature dei libri che ritiene poco validi dal punto di vista estetico letterario ed educativo (settore ragazzi, ovvio). Esse arrivano solo ai nostri abbonati (su richiesta) e ovviamente rispecchiano la nostra linea editoriale che tende sin dall'inizio a cercare le perle, quei libri che valgono il nostro tempo e denaro. O che non lo valgono. E soprattutto ci dedichiamo ai bestseller, talora spinti da un'indecifrabile ondata di marketing che li valorizza senza merito.
Quando siamo partiti non esistevano i blog, nè i siti con le libere esperessioni di giudizio sui libri, che ora pullulano, perchè non esisteva il web. Per cui siamo stati i primi ad elaborare quest'idea. I lettori ci scrivono che apprezzano moltissimo questo servizio: ad esempio, per l'estate 2021 i nostri sconsigli faranno risparmiare 153 Euro. Anche così si muovono le preferenze del mercato delle idee.
Un best seller programmato. Una cinica operazione di marketing editoriale giocata sulla pelle – o meglio sulla “carne viva”, come recita il titolo del libro – della protagonista. Che in questo caso però non è vittima ma compartecipe, con il marito, della triste operazione commerciale.
L’attrice Francesca Neri da mesi era assente dalle scene cinematografiche e dal gossip. Il marito, Claudio Amendola, anche lui attore, va in tv e racconta, con trasporto e commozione, che la moglie soffre di una tremenda malattia, dolorosa e invalidante, contro la quale non esistono cure risolutive, solo palliativi. Ma astutamente non spiega di più, scatenando un morboso interesse mediatico: di che cosa soffre Francesca?
Passati pochi giorni lei ricompare, con una lunga e fin troppo dettagliata intervista sul Corriere della sera. Rivela la natura uro-ginecologica del suo malanno, scatenando i titolisti di quello e degli altri giornali confessando tentazioni suicide, e annuncia l’intenzione di tradurre il diario delle sue terribili giornate in un libro-verità che – dice – lo stesso marito considera al limite della pornografia per la franchezza con cui si racconta. Parole scelte non a caso, per alimentare insane curiosità.
Poche ore dopo, il libro (l’editore è lo stesso del quotidiano che ha lanciato l’intervista…) era in prevendita sui siti on line. Pochi giorni e riempirà, con il bel viso di lei in copertina, vetrine e scaffali delle librerie. Ma, dietro, quanto cinismo! Malattia e sofferenza, vere, reali, svendute “un tanto a copia” dagli stessi protagonisti-vittime della storia. Si resta senza parole, con l’amaro in bocca. (Si tratta di: Francesca Neri, Come carne viva, Rizzoli, ottobre 2021)
Marco Bertola
Maurizio Sbordoni
STAVO SOFFRENDO MA MI HAI INTERROTTO
San Paolo, 2013
pp. 306, € 14.00
Purtroppo questa è una storia vera di un figlio che viene a sapere – nel colmo della sua tranquilla vita di 40enne - che la madre ha un tumore. Racconta così, per cercare di sdrammatizzare, le visite e le chiacchierate con lei, nonché i loro dialoghi a casa e in ospedale. Con lo scrivere lui fotografa la sofferenza, o almeno ci prova. Ma non ci riesce bene. Lo stile forzatamente ed affettatamente ironico davvero non è gradevole. Porta ad innervosirsi invece che a partecipare o magari a pregare per loro.
Parte dalla convinzione che chi soffre deve scrivere - alla Leopardi - e in tal caso scriverà bene di sicuro. Ma si contraddice nei fatti, riempiendo anche la pagina di banalità e freddure. Sarebbe stato meglio un silenzio colmo di significati.
Sara Rattaro
NON VOLARE VIA
Garzanti, 2013
pp. 264, € 18.00
Furbissima la strategia: presentarlo come storia della famiglia di un bambino autistico. In realtà è tutt’altro ma prima di capirlo uno ha già speso e soprattutto perso tempo dietro alle pagine. E’ vero, c’è un figlio autistico in questa famiglia, ma la tematica che prevale sul resto è l’impossibilità di stargli dietro. Il padre rifiuta la fatica della sofferenza e inizia a rifugiarsi nel suo primo amore, quello dell’adolescenza, andando a riesumare lei e combattendo invano contro se stesso. Alla fine, sì ve lo diciamo come va a finire, anche la moglie si va a cercare l’amante perché pare l’unica soluzione al problema e questo povero presunto protagonista non era il bambino, di cui poi si saprà sempre meno, ma il caos interiore e l’adolescenza non risolta di questi due coniugi. Ipocrisia del marketing.