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...quello che luccica!

Come funziona?

Il Book Counselling, da quando è nata l'associazione (ci avviciniamo ai 30 anni), oltre che recensioni del meglio realizza anche stroncature dei libri che ritiene poco validi dal punto di vista estetico letterario o educativo (settore ragazzi, ovvio). Esse arrivano solo ai nostri abbonati (su richiesta) e ovviamente rispecchiano la nostra linea editoriale che tende sin dall'inizio a cercare le perle, quei libri che valgono il nostro tempo e denaro. O che non lo valgono. E soprattutto ci dedichiamo ai bestseller, talora spinti da un'indecifrabile ondata di marketing che li valorizza senza merito.

Quando siamo partiti non esistevano i blog nè i siti con le libere esperessioni di giudizio sui libri, che ora pullulano, perchè non esisteva il web. Per cui siamo stati i primi ad elaborare quest'idea. I lettori ci scrivono che apprezzano moltissimo questo servizio: ad esempio, per l'estate 2022 i nostri sconsigli hanno fatto risparmiare circa 200 Euro. Anche così si muovono le preferenze del mercato delle idee.

A noi e ai nostri abbonati è parso noioso

Walter Moers
LA CITTÀ DEI LIBRI SOGNANTI
Salani, 2006
Pp. 510, € 16,60
Il titolo è bellissimo: attrarrebbe qualunque appassionato di lettura. La mole, uno si dice, non mi spaventa. Ma poi… Non possiamo scrivere che si tratti di un brutto libro negativo e distruttivo ma le pagine, via via che si girano, non contengono nulla, e l’horror vacui coglie a poco a poco. Che vuoto, che banalità. Avrebbe potuto scriverlo anche la zia Peppina, un libro così lungo e barboso. Librandia è il paese di libri, ma che originalità. Parlano di un autore dalla fantasia sfrenata, ma a noi sembra un lungo tema in classe di seconda media inferiore. Zamonia, Ildefonso de Sventramitis, Danzelot... Insomma, un libro sui libri leggero, leggibile, ma solo da parte di chi ha tempo e soldi da perdere.
Laura Prinetti

Centrifugato di luoghi comuni

Federico Moccia
AMORE 14
Feltrinelli, 2008
pp. 432, € 16,50
 
Furbo è, Moccia, ha capito bene che se si mescolano i più bassi istinti ai luoghi comuni politically correct (vedi il prete viscido e becero) la gallina produce le fatidiche uova d’oro, ovvero… il libro vende!
Ben più di 400 pagine scritte con sintassi e linguaggio traballanti per raccontare le ansie di un’adolescente che non sa se andare a letto o no con il voglioso di turno.
Che tristezza vedere il sorgere dell’amore tra due ragazzi ridotto a sensazioni e impulsi fisiologici, come se fosse solo un centrifugato ormonale
Vuoi vedere che 14 è il quoziente di intelligenza che si aspetta Moccia di trovare nei lettori?
Michela Angelieri

Per young adult c'è di meglio

Valentina Camerini
IL SECONDO MOMENTO MIGLIORE
Feltrinelli, 2014
pp. 274, € 16.00
 
Forse piacerà agli adolescenti per lo stile esagerato, ricco di rimandi dell’immaginario giovanile (ogni capitolo ha come titolo una citazione tratta da un brano musicale straniero), ma a nostro avviso è spesso manierato, carico di metafore forzate come, per citarne solo una, quella di pag. 232, in cui lo stato d’animo del protagonista (che ha appena avuto la notizia che la sua ragazza è incinta) viene definito “come se qualcuno avesse chiuso in un frullatore galattico tutte le emozioni note al cuore umano e ne avesse fatto un budino molle e speziato”.
Forse piacerà agli adolescenti in ricerca, come il protagonista, e ribelli, perché gli adulti che compaiono nel romanzo sono mediamente meno maturi dei giovani stessi e perché la storia d’amore termina col lieto fine; ma i valori che propone sono in verità illusioni, parole senza reale spessore. La realtà dei protagonisti è costruita come una telenovela: non studi, ma trovi lavoro; ti fai le canne, ma stai benissimo; vai a vivere col tuo ragazzo dopo pochi mesi che lo frequenti (mantenuto dai tuoi, che peraltro imparano a essere “discreti”) e nonostante i tuoi 19 anni ti comporti come una coppia di provata esperienza… Inoltre si incontrano espressioni che rivelano il gusto di scrivere ad effetto (senza verificarne il significato): “convento laico”, “eterosessuale al 97%”, “credere in Dio sarebbe stata una strada troppo lineare per i suoi gusti”.  
Anche noi aspettiamo un secondo momento per l’autrice, che le auguriamo migliore.
Paolo Ferretti

Vendere sè stessi per vendere un libro

Un best seller programmato. Una cinica operazione di marketing editoriale giocata sulla pelle – o meglio sulla “carne viva”, come recita il titolo del libro – della protagonista. Che in questo caso però non è vittima ma compartecipe, con il marito, della triste operazione commerciale.

L’attrice Francesca Neri da mesi era assente dalle scene cinematografiche e dal gossip. Il marito, Claudio Amendola, anche lui attore, va in tv e racconta, con trasporto e commozione, che la moglie soffre di una tremenda malattia, dolorosa e invalidante, contro la quale non esistono cure risolutive, solo palliativi. Ma astutamente non spiega di più, scatenando un morboso interesse mediatico: di che cosa soffre Francesca?

Passati pochi giorni lei ricompare, con una lunga e fin troppo dettagliata intervista sul Corriere della sera. Rivela la natura uro-ginecologica del suo malanno, scatenando i titolisti di quello e degli altri giornali confessando tentazioni suicide, e annuncia l’intenzione di tradurre il diario delle sue terribili giornate in un libro-verità che – dice – lo stesso marito considera al limite della pornografia per la franchezza con cui si racconta. Parole scelte non a caso, per alimentare insane curiosità.

Poche ore dopo, il libro (l’editore è lo stesso del quotidiano che ha lanciato l’intervista…) era in prevendita sui siti on line. Pochi giorni e riempirà, con il bel viso di lei in copertina, vetrine e scaffali delle librerie. Ma, dietro, quanto cinismo! Malattia e sofferenza, vere, reali, svendute “un tanto a copia” dagli stessi protagonisti-vittime della storia. Si resta senza parole, con l’amaro in bocca. (Si tratta di: Francesca Neri, Come carne viva, Rizzoli, ottobre 2021)

Marco Bertola

Esordire? non sufficit...

Marta Pastorino
IL PRIMO GESTO
Mondadori, 2013
pp. 186, € 17.00
Leggendo la trama sulla quarta di copertina, siamo inevitabilmente attratti da questo libro. Se però commettiamo l’errore di comprarlo, ci rendiamo conto che a volte un bravo editor riesce a venderci un testo mediocre facendolo passare come un capolavoro. È il caso de Il primo gesto che si presenta come un inno alla contraddizione: è, infatti, la storia di una giovane donna fastidiosamente confusa. Evidentemente non in grado di prendere una decisione nemmeno sul colore di un vestito, riesce però a rendersi protagonista di scelte radicali e avventate. La sua vita è contrassegnata da un immobilismo disarmante messo da parte solo in due occasioni: la sua fuga da casa e l’abbandono di suo figlio neonato per andare alla ricerca di un uomo che non ha mai conosciuto, ma che sente di dover cercare. È’ una figura contorta quella di Anna e il lettore si stanca di seguire i suoi ragionamenti senza senso già dopo la prima pagina. Come se non bastasse, l’autrice si sente in dovere di metterci al corrente di dettagli che avremmo preferito non conoscere: le descrizioni dei sintomi vari e delle difficoltà a trattenere gli stimoli naturali dopo il parto. Insomma, una storia banale con un finale, se è possibile, ancora meno sensato di tutto il resto.
Gaia Molinari